La palamita e la cucina “love cost”

(di Antonio Di Giovanni) In un’epoca in cui si santifica il low cost (che sia cibo, merce o prestazione lavorativa) sacrificando la qualità e salubrità, ho scoperto che si può mangiare bene spendendo poco con quella che ho definito la “cucina love cost”.

Come? Seguendo i principi e le ricette dei contadini e dei pescatori, maestri di quella che oggi i manager definiscono “ottimizzazione delle risorse” e che, più prosaicamente, era “l’arte di arrangiarsi”. Basta poco: utilizzare ingredienti rigorosamente stagionali, a km 0 (meglio ancora se coltivati e/o raccolti personalmente), fare la spesa al mercato o direttamente dal produttore.
Quella che vi propongo adesso non è una ricetta tradizionale, ma al mercato ho trovato palamite freschissime a 6 euro al chilo che mi hanno ispirato. Si tratta di un pesce azzurro della stessa famiglia del tonno. Ha poche spine e carni molto gustose e compatte molto simili allo sgombro. E’ ottima anche cucinata intera al cartoccio o a tranci con cipolla in agrodolce.

Palamita al profumo di capperi

Ingredienti per 4 persone

1 palamita da 1 kg
½ kg di pomodorino
una cipolla media
un mazzetto di prezzemolo
50 gr di capperi
olio evo
vino bianco
farina di rimacino
sale e pepe nero

Procedimento

Pulire il pesce, tagliarlo a tranci, metterlo in abbondante acqua per circa un’ora per fargli perdere il sangue. Scolare bene i tranci e passarli dalla farina di rimacinato. A parte passate al mixer cipolla, prezzemolo, capperi dissalati, olio ottenendo una crema abbastanza densa. Impostate i tranci infarinati in una teglia unta d’olio, aggiustate di sale e pepe nero, poi versateci sopra la crema fino a coprirli e spruzzate col vino bianco. Nella stessa teglia potete aggiungere patate tagliate a fette con sale, pepe, olio e qualche cucchiaio della stessa crema che avete utilizzato per il pesce. Su tutto mettete i pomodorini tagliati e, se volete, qualche oliva. Infornare per almeno 20 minuti a 180°C in forno già caldo.

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