(di Martina Comito) All’origine della frittata si associa spesso la Spagna. E’ famosa, infatti, quella “dalle mille uova”, che fu preparata per la prima volta in onore di Carlo V durante la sosta che fece con il suo esercito presso la Certosa di Padula in provincia di salerno, tornando vittorioso dalla battaglia di Tunisi, evento che viene ancora oggi celebrato ogni anno il 10 agosto.
Essa è però originaria in Italia, il quale nome è associata a differenti dialetti a seconda il posto in cui si realizza. La “fighietta” o “a froscia” come è chiamata nel dialetto siciliano, è un secondo piatto, fatto con le uova crude, sbattute, miscelate a diversi ingredienti, che viene infornata o fritta.
Il sapore intenso delle frittate farcite ricorda le omelette francesi. Ma tra le due preparazioni c’è una differenza che consiste nel metodo di cottura: la frittata viene cotta da ambedue i lati diversamente dalla omelette che, invece, viene cotta da un solo lato. Simile è pure la tortillas (la frittata spagnola) chiamata così per la forma che ci ricorda una torta. Questa si distingue dalle due tipologie perché presenta un sapore di uova decisamente più perché viene lasciata semicruda da entrambi i lati. L’atto italiano di rivoltare la frittata durante la cottura è decisamente il più importante di tutta la procedura. Ci vuole davvero bravura a non far cadere o rovinare il composto quando si gira la frittata. I più capaci, poi, la lanciano in aria per lasciarla poi ricadere sulla padella e farla cuocere anche dal lato opposto. Questo gesto è anche associato nelle nostre distorsioni simboliche linguistiche ad un modo di raccontare poco rappresentativo della realtà e ai tentativi di svincolarsi da una discussione poco gradita con il famoso detto “girare la frittata”.
Il termine frittata, infine, è forse l’unico che può alludere situazioni divertenti. Ancor oggi tale allusione è solita utilizzarla quando si creano dei pasticci, dei guai, delle corbellerie insomma. Oppure come nel famoso film “Il secondo tragico Fantozzi” interpretato da Paolo Villaggio, in cui la frittata di cipolle è assurta a simbolo di “anarchia” all’interno delle mura domestiche: consumata durante partita della nazionale italiana e accompagnata da birra gelata e rutto libero, ha rappresentato il rigetto di certe regole sociali non scritte. Ma risate a parte, oggi proponiamo la frittata ai carciofi, ortaggio che Sapori di Sicilia sta declinando in tante versioni come potete leggere qui, qui, ancora qui, e infine qui.
Frittata con i carciofi
Ingredienti
5 uova medie
5 carciofi (meglio quelli carnosi con le foglie verdi scure)
1 spicchio aglio
2 cucchiai olio di oliva extravergine
1 cucchiaio grana
1 cucchiaio prezzemolo
sale e pepe q.b.
Procedimento
Pulite i carciofi, tagliateli a spicchi sottilissimi togliendo man mano la barbetta centrale e lavateli in acqua fredda. Sgusciate le uova in una ciotola, aggiungete il grana, sale e una macinata di pepe. In una padella antiaderente fate imbiondire uno spicchio d’aglio schiacciato in un cucchiaio di olio, unite i carciofi, salateli, cuoceteli per 7-8 minuti e insaporiteli con un cucchiaio di prezzemolo tritato. Una volta cotti mescolate i carciofi alle uova sbattute, versate il composto in padella e aspettate che le uova prendano la giusta cottura all’italiana (quindi cotta al massimo). In un secondo momento giratela dal lato opposto, facendola scivolare su un piatto o su un coperchio piatto, o lanciandola se siete bravi, e rimettetela nuovamente in padella per cuocetela dall’altro lato.