Un tempo andava di moda un gelato artigianale, dai gusti preferibilmente alla frutta, riposto tra due croccanti cialde che i venditori ambulanti, con i loro caratteristici carrettini, vendevano alla modica cifra di dieci lire: con questo la gente riusciva ad alleviare un poco la calura estiva che colpiva l’Italia poverissima del dopoguerra.
Il gelato, riposto nei contenitori a freddo colmi di ghiaccio, era una copia, seppure diversa, della charlotte francese ripiena di crema bavarese i cui lati erano costituiti da “pareti” di savoiardi. La charlotte francese in Sicilia si tramutò in “challotta”.
Quanto alla corretta modalità di degustare questo gelato, simile nelle forma ad alcuni gelati di note aziende moderne, il motto degli intenditori sembra essere “guai a ccù muzzica!” (lett. guai a chi morde) perché la “challotta” se addentata si romperebbe in più parti e quindi è consigliabile “leccare” il gelato in tutti e quattro i lati, fino all’esaurimento e solo dopo morderla come se fosse un biscotto.
Anticamente le famiglie trovavano un piacevole refrigerio nel degustare questo tipo di gelato fresco e nutriente e allo stesso tempo accessibile a tutte le tasche. Subito dopo la guerra il prezzo della “challotta” era di 10 lire per una “challotta semplice”; mentre 20 lire costava la challotta a più gusti che i gelatieri più bravi riuscivano ad assemblarne fino a cinque.
Si usava un apposito attrezzo di metallo dalla forma quadrata all’interno del quale si inserivano prima le cialde, poi i gusti di gelato, poi nuovamente le cialde e grazie ad una piccola spinta il tutto si compattava in un unico pezzo.
Gli ingredienti principali del gelato dell’epoca erano frutta e acqua addensati con la farina di carruba, con l’aggiunta di poco zucchero perché era troppo costoso. Nello stesso periodo entra in scena la brioche (“brioscia” per i siciliani), simile per la forma al seno della donna, che all’epoca costava 30 lire, anche se spesso questa era sostituita dalla più economica mafalda.
Per concludere, prima di proporvi la ricetta per realizzare la “challotta” in casa, usiamo una frase tratta dall’intervista rivolta ad un gelataio ambulante, u Zzu Larienzu: ”Aviti u megghiu ! ma… vi pirdistivu u megghiu! “…a vuliti n’atra challotta?
La “challotta”
Ingredienti (per la cialda)
- 2 uova
- 60 gr di zucchero
- 60 gr di farina 00
- mezza bacca di vaniglia
- un pizzico di sale
- gelato a piacere
Montate le uova con la vaniglia, un pizzico di sale e lo zucchero finché il tutto non diventi compatto ed omogeneo al punto da poterci “scrivere” con la punta di un coltello. A questo punto setacciate la farina e unitela un po’ per volta girando delicatamente con una spatola. Ottenuta la miscela, versatela in una teglia rettangolare ricoperta con carta forno e livellatela con una spatola. Infornate a 140°C fino a che non diventi croccante. Dopo aver fatto raffreddare ricavate delle cialde rettangolari e all’interno inseritevi il gelato del gusto (o dei gusti) che preferite.