(di Paola Roccoli) La Sicilia ottiene il primo posto tra le regioni del Sud con maggiori prodotti Dop (denominazione di origine protetta) e Igp (indicazione geografica protetta).
Il primato è stato sottolineato a Roma a Palazzo Rospigliosi, in occasione dell’apertura dell’anno nazionale del cibo italiano nel mondo. Da uno studio della Coldiretti emergono due prodotti con maggiore identità regionale, rappresentativi di provincie con meno di 5 mila abitanti. Complice un territorio sano, un’alta qualità di vita, aria pura e conservazione della tradizione. I due prodotti selezionati nello studio di Coldiretti, sono due Igp, la pesca di Bivona, o Pescabivona, e il salame di Sant’Angelo di Brolo.
La pesca di Bivona, nota anche come “montagnola”, viene prodotta nel territorio del centro agrigentino, in un’aerea collinare dove il clima temperato e il terreno argilloso hanno permesso lo sviluppo di questa coltura. Il sapore dolce e aromatico, distingue questo tipo di pesca dalla maggior parte di frutti in commercio, sia in Sicilia che nel resto dell’Italia. Il colore si presenta bianco con striature rosa tendenti al rosso, il periodo di maturazione va da giugno a settembre. Viene prodotta anche a San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Palazzo Adriano e Cianciana ed è stata riconosciuta Igp dal 2014.
Il paese di Bivona, noto anche come “città delle pesche”, d’estate è protagonista di una famosa sagra dedicata al miglior frutto della sua agricoltura, la Pescabivona, appunto. Ogni anno, durante due week di agosto, in genere il secondo e il terzo, si svolge una grande manifestazione con tanto di laboratori, esposizioni di tutti le aziende agricole produttrici, percorsi enogastronomici e degustazioni dei piatti ispirati al frutto gustoso e profumato dell’entroterra agrigentino.
Il salame di Sant’Angelo di Brolo preparato a Brolo in provincia di Messina è un particolare preparato di carni fresche scelte di suino dei Nebrodi. Famoso per le sue qualità organolettiche, per il particolare sapore fragrante e una tenerissima consistenza. Le carni da insaccare non vengono passate al tritacarne ma tagliate a punta di coltello. Il tutto viene conciato soltanto con sale marino e grani di pepe nero.
Questa particolare preparazione del suino, probabilmente venne introdotto in Sicilia dai Normanni e dal secolo XVI il salame di Sant’Angelo diviene un prodotto di eccellenza della cittadina messinese e del territorio nelle immediate vicinanze.
Il suino viene allevato viene allevato nutrendolo solo con fave, crusca e ghiande. E poi vengono scelte solo parti nobili: lombata, filetto, spalla, coscia e lonza. La parte grassa rimane solo al 20% dell’impasto. I salami vengono stagionati dai trenta ai novanta giorni e mediamente raggiungono un peso massimo di 1500 grammi.
Nel 2008 il salame del centro nebroideo ha ottenuto la certificazione di prodotto Igp. Il particolare metodo di lavorazione esclusivamente artigianale mantenendo inalterate le qualità organolettiche del salame, lo rende un ricercato prodotto di nicchia, invidiato in tutto la penisola, ma anche esportato nelle migliori boutique di prodotti enogastronomici d’Italia.