(di Graziella Costanzo) A San Pietro Clarenza, piccolo centro in provincia di Catania ritorna la Festa della mostarda giunta alla sua sesta edizione.
Una sagra ricca di sapori, profumi e tradizioni come solo la mostarda di fichidindia e di mosto d’uva riesce ad evocare, e che vestirà a festa la piccola cittadina ai piedi dell’Etna dal 7 al 9 settembre.
Le mostarde siciliane, a differenza di quelle prodotte in altre parte d’Italia con un sapore aspro, sono dei dolci tipici gelatinosi a lunga conservazione che venivano regalati ai bambini durante la commemorazione dei defunti o venivano consumati dai contadini d’inverno quando andavano a lavorare nei campi perché rappresentavano un’ottima fonte di energia.
A questi dolci tipici ogni anno viene dedicata una festa a San Pietro Clarenza e anche quest’anno durante il secondo weekend di settembre il paese etneo vedrà invasa la propria piazza principale dal sapore e dal profumo della tradizione. Durante la festa si potranno visitare stand di artigianato locale, degustare prodotti tipici, assistere ad esibizioni danzanti, a mostre estemporanee di pittura, ma cosa più importante si potrà osservare la preparazione delle mostarde realizzate dalle sapienti mani delle signore clarentine che, tra ricordi e racconti popolari, sveleranno tutti i segreti di queste antichissime ricette, fatte d’amore e passione per la Sicilia e per i suoi frutti d’eccellenza come il ficodindia.
Intanto se non riuscite a resistere all’idea di dovere aspettare il fine settimana per poter gustare un’ottima mostarda, vi sveliamo la ricetta di quella di fichidindia così come viene realizzata da queste parti.
Mostarda di fichidindia
Ingredienti
10/15 kg di fichidindia maturi
finocchietto selvatico
carrube
bucce d’arancia
cacao in polvere
cannella in polvere
farina di semola di grano duro – 120 g per ogni litro di liquido ottenuto già ristretto
mandorle tostate e tritate
Dopo aver pulito e sbucciato i fichi d’India, si mettono in un grosso recipiente e si spremono con le mani o se preferite con un frullatore ad immersione. Il succo ottenuto va bollito a fuoco lento per qualche ora con l’aggiunta di finocchietto selvatico. Successivamente il succo va filtrato, privato del finocchietto e rimesso a bollire sempre a fuoco lento sino a quando si riduce della metà con l’aggiunta di carrube e bucce d’arancia. Trascorse alcune ore il succo ridotto quasi della metà va filtrato e rimesso sul fuoco.
Adesso inizia la fase più delicata poiché il succo va mescolato lentamente con il cucchiaio di legno e va aggiunta la farina setacciata lentamente a mano a mano per evitare la formazione di grumi. Si versa un po’ di cacao amaro, cannella e se volete anche un po’ di chiodi di garofano in polvere; appena si addensa come una crema si scende dal fuoco e si versa nelle tipiche formine di ceramica precedentemente bagnate con acqua e si decorano con una spolverata di mandorle tostate.
Se non avete le formine, potete utilizzare anche dei piattini di ceramica. Può essere servita calda o fredda, dopo che le formine sono state lasciate ad essiccare al sole per alcuni giorni.