(di Redazione) Dopo il successo dell’ultima edizione, ritorna l’esclusivo appuntamento di Pellegrino dedicato alle eccellenze della pasticceria siciliana.
Quest’anno i protagonisti dell’Open Day, in programma domenica 11 novembre presso le cantine storiche a Marsala, saranno i dolci della tradizione dei conventi femminili. Un’opportunità unica per riscoprire, in occasione della festa di San Martino, i segreti e i sapori di quei dolci resi celebri da leggende e letteratura, tutti proposti in abbinamento ai vini da dessert di Pellegrino, storico marchio del vino siciliano, che fin dal 1880 è leader nella produzione di moscato e passito di Pantelleria, zibibbo e Marsala.
Le cantine di famiglia della Pellegrino rappresentano il contesto ideale per un evento che vuole rendere omaggio alla grande eredità culturale, spirituale e materiale dei monasteri. Nella sala della nave punica dove un particolare allestimento di luci soffuse di ceri, rievoca le atmosfere di mistero e sacralità dei conventi, le due realtà più rappresentative della Sicilia, il Monastero di Santa Caterina a Palermo e l’Antica pasticceria del Convento di Erice, proporranno le loro specialità.
Oltre a deliziare gli occhi e il palato, gli ospiti potranno ammirare gli strumenti utilizzati per la realizzazione e il confezionamento dei dolci monacali e consultare gli antichi ricettari gelosamente custoditi nel tempo. «La tradizione dolciaria siciliana – afferma Maria Chiara Bellina, responsabile enoturismo e sesta generazione della famiglia Pellegrino – rappresenta uno dei vanti della cucina italiana. Siamo davvero orgogliosi di essere la prima cantina a dedicare all’argomento un così grande evento mai aperto al pubblico. Quest’anno, in particolare, abbiamo scelto il tema dei dolci conventuali. Per secoli le monache di clausura hanno tramandato, all’interno delle mura impenetrabili e intrise di preghiera e silenzio dei loro monasteri, un’arte millenaria giunta intatta fino ai giorni nostri. Le specialità che le monache pasticcere ci hanno lasciato in eredità sono diventate a tutti gli effetti dolci tipici delle diverse città dove sorgevano i conventi. In occasione dell’Open Day vogliamo fare riscoprire la storia e tutta la bontà di queste antiche ricette, esaltata dal connubio perfetto con i nostri vini dolci».
Cannoli, cassate, minne di vergine, trionfo di gola, frutta martorana, cous cous dolce, nucatoli, fede del cancelliere, testa di moro sono tutti dolci che, senza l’abilità delle monache di clausura nel manipolare pochi e semplici ingredienti, sarebbero andati inesorabilmente perduti. Ogni monastero dell’isola vantava una propria specialità; ma tutte erano destinate soprattutto al clero e all’aristocrazia. Tutte diverse tra loro, erano talmente distintive da essere identificate con il nome stesso del monastero di appartenenza. Questi deliziosi manicaretti originariamente erano donati dalle monache a vescovi, prelati e medici per ricambiare favori ricevuti, guadagnarsi simpatie e anche per risolvere delle liti.
Con il tempo la produzione dolciaria divenne per i conventi una vera e propria fonte di reddito (fondamentale per la sopravvivenza dopo l’espropriazione dei beni ecclesiastici da parte dello Stato) e le cucine raggiunsero livelli così alti di specializzazione tanto da segnare la nascita dei primi laboratori di pasticceria della storia e, di conseguenza, l’inizio della cosiddetta pasticceria moderna.
Ma veniamo al programma dell’Open Day che si svolgerà dalle 15 alle 20 e per il quale si paga un ticket di 7 euro che comprende ingresso con visita delle cantine storiche e degustazione di un vino da dessert più un dolce a scelta (ingresso libero per i bambini fino ai 10 anni).
Si comincia con la visita delle cantine storiche (ore 15/20): un’esperienza multisensoriale unica, tra lunghi filari di botti in cui da sempre riposa il marsala. Il percorso si snoda attraverso diverse sale dove, a fianco di grandi botti e barrique, sono esposte le preziose collezioni private della famiglia Pellegrino: gli antichi attrezzi utilizzati dai maestri bottai, una collezione unica di cinque carretti siciliani dell’800 e l’archivio Ingham-Whitaker con i suoi volumi storici. Punto d’arrivo della visita in cantina è la grande sala dove, accanto ai calchi in gesso originali del relitto della nave punica del 241 A.C., saranno allestiti i banchi di assaggio dei dolci conventuali e di tutti i vini di Pellegrino. Durante l’Open Day sarà inoltre possibile acquistare, direttamente alle singole postazioni, i dolci da portare a casa.
Nel corso dell’evento, alle 15,30, sarà presentato il “Calendario della Solidarietà” 2019 che, proprio grazie al contributo e all’impegno di Pellegrino, verrà distribuito in Italia e all’estero. Il ricavato delle vendite del calendario, quest’anno dedicato alla storia del marsala, sarà devoluto all’Associazione Gruppi di Volontariato Vincenziano per veicolare l’importante messaggio umanitario della beneficenza per aiutare le fasce più deboli.
Per i più piccoli (15,30-17,30) anche quest’anno torna la scuola di pasticceria organizzata dalla libreria “L’albero delle storie” di Marsala. I bambini fino ai 10 anni potranno divertirsi realizzando gustosi dolcetti accompagnati dalla lettura di piacevoli favole.
Mentre i bambini sono impegnati a “pasticciare”, i rappresentati della cooperativa Pulcherrima Res presenteranno al pubblico l’attività della dolceria allestita nelle cucine del Monastero di Santa Caterina, a Palermo, che s’inserisce nel più ampio progetto di recupero della storia e della cultura del complesso barocco, avviato nel 2017 da Padre Bucaro. E in rapida successione Maria Oliveri, appassionata di storia e antropologia, ha il grande merito di aver recuperato le antiche ricette dei conventi siciliani. Dopo attente e minuziose ricerche le ha poi pubblicate nel volume “I segreti del chiostro”, descrivendo meticolosamente non solo gli ingredienti utilizzati ma anche le storie segrete, i racconti e le curiosità di ogni singolo monastero.
La memoria più recente dei dolci conventuali verrà ricordata dai rappresentanti dell’Antica Pasticceria del Convento di Erice che racconteranno la storia di Maria Grammatico e della sua volontà di mantenere viva la tradizione della produzione dei dolci tipici ericini, un’arte appresa direttamente dalle monache di clausura durante gli anni della sua infanzia in convento.