6punto4, la magnitudo del sisma del ’68 nei vini delle Tenute Rosselli

6punto4 Tenute Rosselli

(di Angela Sciortino) Il Kantuccio, osteria gourmet che si affaccia sul porticciolo di Santa Flavia (più noto come Porticello) è stata la cornice in cui a pubblico di enoappassionati e stampa di  settore sono state presentate le due linee di vini delle Tenute Rosselli.

Le sei etichette – quattro bianchi e due rossi – sono state servite con alcune tipicità del ristorantino sia di mare che di terra, promuovendo abbinamenti molto graditi.

Tenute Rosselli, giovane azienda vitivinicola condotta da un altrettanto giovane imprenditore, fino a qualche anno fa era un’azienda agricola specializzata esclusivamente nella produzione di finissimo olio extravergine di oliva. Presto però  l’intraprendenza di Gregorio Rosselli (28 anni) che ha rilevato la conduzione dei terreni di famiglia situati nella Valle del Belìce tra Salemi, Gibellina e Partanna (28 ettari circa), si orienta anche verso la produzione di vini di qualità. In tutto 30 mila bottiglie suddivise in sette etichette, cinque bianchi e due rossi. Ci sono i prodotti di punta che portano in etichetta il nome 6punto4, la magnitudo del sisma che stravolse la Valle del Belìce nel gennaio del 1968. E benché all’epoca del devastante terremoto non fosse neanche nato, il giovane Rosselli ha puntato tutto sul ricordo di quella tragica calamità e sulla resilienza, la capacità di assorbire colpi durissimi e di trovare in sé la forza per risorgere, esattamente come hanno dovuto fare le popolazioni belicine.

I vini della linea 6punto4, costituita da un bianco da Catarratto e un rosso da Merlot, rappresentano, quindi, un inno alla vita e alla forza che ci rimette in piedi, nonostante le avversità, impedendoci di rimanerne schiacciati.
Seconda, non per importanza, è la linea  ispirata al concetto di movimento, riletto secondo il dialetto siciliano, uno dei più antichi e peculiari d’Italia, che è concettualmente legata alla prima e ne rappresenta l’evoluzione e la “rigenerazione”. Questo continuo divenire costituisce il concept che ispira le altre cinque etichette, quattro bianchi, da Inzolia, Grillo, Chardonnay e Viogner e un rosso da Nero d’Avola, ciascuno dei quali dalla grande personalità e struttura, fortemente identitari come la terra e il sole che hanno fatto maturare le uve da cui provengono. La particolarità di questa linea consiste nel fatto che  i nomi di ciascun vino sono degli intercalari del dialetto siciliano che indicano il modo tutto siculo di interpretare il tempo e le azioni legate alla dinamicità dei corpi. Tampasìa, Araciu, Camìna, Amunì e Curri sono tutti modi di dire che indicano diversi approcci nell’affrontare il tempo e la vita.

 

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