Sant’Antonio la gran friddura, San Lorenzo la gran calura, l’unu e l’autru pocu dura (per Sant’Antonio il grande freddo, per San Lorenzo il grande caldo, ma l’uno e l’altro poco durano). Così recita un proverbio popolare per indicare cosa i contadini dovessero aspettarsi nel giorno di Sant’Antonio Abate.
Le notizie sulla vita di Sant’Antonio Abate sono certe e ci vengono fornite da Sant’Atanasio di Alessandria, suo discepolo. Sant’Antonio visse in Egitto tra il 250 e il 356, morendo proprio il 17 gennaio. Intorno ai vent’anni abbandonò la vita agiata per dedicarsi alla vita solitaria, alla povertà e alla preghiera.
Per la Chiesa Cattolica, il santo è protettore del bestiame, degli animali domestici, ma anche dei macellai e dei salumai, dei contadini e degli allevatori. Nell’iconografia viene raffigurato in compagnia di un maiale. Ciò è riconducibile all’usanza dell’ordine degli antoniani di allevare i maiali per ricavarne sostentamento economico, balsami e cibi per i malati che curavano.
Il maiale perciò diviene protagonista gastronomico della festa, cotto al forno (intero e farcito), le costine arrostite o al sugo, la porchetta e la salsiccia. A Santo Stefano Medio (o Mezzano), frazione di Messina, durante i festeggiamenti per Sant’Antonio Abate, i macellai del paese offrono la salsiccia che, arrostita sul fuoco del grande falò acceso in onore del santo, viene distribuita ai fedeli.
Ma come ogni festa che trae origine dai riti pagani legati alla terra e al raccolto, anche per la festa di Sant’Antonio Abate vengono preparati dei pani a lui dedicati. A Castrofilippo il pane nel giorno del santo assume la funzione di ex voto, infatti vengono confezionati pani a forma di parti anatomiche miracolate che, dopo la benedizione in chiesa, vengono distribuiti ai parenti, agli amici e agli ammalati. Panini di circa 5 cm di grano duro e senza sale vengono preparati a Canicattini Bagni, uno di essi poi viene appeso in casa con un nastrino rosso per proteggerla dagli incendi. A Ciminna la tradizione dei pani e quella del maiale si fondono, infatti la maggior parte dei pani preparati hanno la forma del maiale.
Come ci riferisce il Pitrè, anche a Palermo si preparavano dolci, come teste di maiale di pasta reale, e pani a forma di maiale. Tant’è che uno di questi pani di una certa grandezza fu esposto, per suggerimento dello stesso scrittore, durante l’Esposizione Nazionale che si tenne nel capoluogo siciliano nel 1891-92.
Filetto di maiale in crosta
Ingredienti per 4 persone
- 1 filetto di maiale di circa 600 gr
- 1 confezione di pasta sfoglia
- 1 spicchio di aglio
- 200 gr di speck
- foglie di salvia e rametti di rosmarino
- olio extra vergine
- sale
- pepe
In una padella fate rosolare lo spicchio d’aglio nell’olio; togliete l’aglio e quando raffreddato unite al composto ottenuto tritando salvia e rosmarino al quale avrete aggiunto sale e il pepe q.b.
Immergete il filetto nel composto appena ottenuto e fate in modo che rimanga attaccato alla superficie del filetto. Rivestite il filetto con lo speck e quindi con la pasta sfoglia chiudendo accuratamente i lati. Spennellate il tutto con un uovo sbattuto. Infornate a 200°C per 45 minuti circa. Ricordatevi di girare il filetto a metà cottura. Se volete potete accompagnare il piatto con delle patate al forno o spinaci saltati nel burro.