Il 29 giugno si festeggiano insieme San Pietro e Paolo, uniti nella fede e nel martirio, avvenuto, appunto, lo stesso giorno.
Le tradizioni legate a San Pietro e Paolo variano nel tempo e nei luoghi. A Palermo, infatti, fino al XIX secolo, la sera del 28 giugno le persone di elevata estrazione sociale cenavano in pubblico, in spiaggia, sulle barche o nei pressi di una chiesa dedicata a San Pietro. Il tutto era illuminato da fanali e candele e si presentava come un magnifico spettacolo.
Ma i festeggiamenti maggiori avvenivano nella Contrada S.Pietro, abitata da pescatori e pescivendoli. Il giorno del santo era l’occasione ripulire e rimettere in ordine la casa; se era necessario venivano anche tinteggiate le pareti esterne che poi venivano addobbate con rami e foglie.
Sul piano del Castello a Mare, dove si svolgeva la festa in onore del Santo, venivano “impiantati” alberi finti con foglie e lampioni di vari colori. Il giorno di San Pietro le bancarelle delle città vendevano la chiave di San Pietro (per la ricetta qui), un dolce di pasta melata e con le mandorle abbrustolite a forma di chiave, al grido di: «Chi l’haiu grossa la chiavi/ haiu la chiavi grossa!».
La chiave di San Pietro continua ad essere venduta in tutti centri che festeggiano il Santo, come Partinico, Sciacca e Modica e altri. In più, in centri come Balestrate e Sciacca, il 28 e il 29 giugno si svolge anche la sagra del pesce.
A Balestrate la statua del Santo viene portata in processione dai pescatori del paese vestiti con i pantaloni blu e le magliette a strisce orizzontali bianche e blu. A Sciacca, invece, la processione avviene in mare con la barca del Santo seguita da quelle dei pescatori della città.
Secondo una credenza popolare siciliana, chi muore il giorno di San Pietro e bussa entro le ventiquattr’ore avrà aperte le porte del paradiso.
Al contrario, chi nasce la notte tra il 28 e il 29 giugno (nella notte di San Paolo) possiede delle virtù non comuni, è forte e riesce senza nessun pericolo a a maneggiare serpenti pericolosi. Questi uomini vengono chiamati ciarauli e sono legati a San Paolo perché il santo fu un morso di serpente e rimase immune al suo veleno. I ciarauli sfilavano in processione dietro la statua di San Paolo portando addosso i serpenti.
Lo spettacolo dei ciarauli di San Paolo affascinava ogni anno la popolazione di Palazzolo Acreide. Oggi, purtroppo, non avviene più. L’unico legame che c’è tra San Paolo e i serpenti rimane raffigurato nelle cuddure che vengono preparate per il santo. Sono pani a forme di ciambelle decorate con serpenti di pasta e guarnite con nastri rossi che vengono benedetti in chiesa e distribuiti ai devoti che li dividono con i propri familiari.