(di Vanessa D’Acquisto) «Distribuivano non solo sorrisi, ma gallette e caramelle». Queste erano le parole dei siciliani dopo che, la mattina del 10 luglio 1943, videro sbarcare le truppe alleate nella spiaggia di Gela.
Dal 1940 l’Italia si preparava ad affrontare uno dei periodi più bui della sua storia, la partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale. Per gli italiani iniziò un periodo di restrizioni, fame e miseria. Dal gennaio 1940 iniziarono a circolare le carte annonarie con alcune integrazioni che, gradualmente, divennero delle riduzioni.
Se inizialmente non si ponevano limiti per quanto riguardava la farina, la pasta e il riso, dal dicembre del ’40 questi prodotti subirono delle riduzioni. Ad aprile dello stesso anno si proibiva la vendita della carne il mercoledì, il giovedì e il venerdì. Nel marzo del 1941 vennero razionati la panna, il burro e il latte, che, nello stesso momento, subiva un aumento del prezzo. Nei mercati non si trovavano più legumi secchi, riso e pasta. Si tornò alle soluzioni autarchiche degli anni Trenta. Ad esempio il caffè etiope fu sostituito dalla ciofeca (una miscela di cicoria, segale, tarassaco, buccia d’arancia e ghiande), il thè fu sostituito dal karkadé (una miscela di buccia di agrumi, petali di rosa e una spezia libica ricca di teina).
La fame divenne strumento di propaganda. L’italiano era “sobrio di natura” e si moriva “più facilmente di indigestione che di fame”. Le massaie italiane compivano dei veri e propri “miracoli” gastronomici con ciò che trovavano al mercato: bucce e torsoli di mela, bucce di piselli, gambi di prezzemolo e di cavolfiore. E preparavano: marmellata senza zucchero, crema senza uova, insalata senza olio e costolette senza…carne.
Con la tessera annonaria si arrivò ad avere solo 150 g di pane giornalieri, con la conseguenza che vi fu un ammasso illegale nei magazzini e si diffuse il mercato nero.
Ma dalla mattina del 10 luglio 1943 per gli italiani, soprattutto siciliani, qualcosa stava per cambiare. Nella spiaggia di Gela giunsero con il loro carico di sorrisi, biscotti, gomme da masticare e cioccolato coloro che gli avrebbero garantito cibo e libertà, o meglio, la libertà dalla fame e dalla miseria.
Le truppe americane furono accolte da una folla festante. La fraternizzazione con il “nemico liberatore” fu favorita dalla presenza tra le truppe alleate di discendenti degli immigrati meridionali e non di raro capitava che qualche soldato, munito di un indirizzo, andava alla ricerca di un cugino, uno zio o di amici solo per portare un saluto.
Ma ciò che era tanto desiderato dalla popolazione non era altro che parte della normale dotazione militare dei soldati. Per le truppe americane le razioni alimentari variavano a secondo della zona di combattimento. Per le truppe che dovevano affrontare operazioni di combattimento di breve durata gli venne data in dotazione la famosa razione K.
La razione era divisa in tre confezioni di colorazione diversa: la confezione marrone per la colazione, quella verde per il pranzo e quella blu per la cena. Per la colazione avevano a disposizione: una scatoletta di prosciutto, uova e carne di vitello, una barretta di frutta, una confezione di caffè liofilizzato, biscotti, tre zollette di zucchero, gomme da masticare.
Il pranzo era costituito da una scatoletta di formaggio pastorizzato e prosciutto tritato, biscotti, latte in polvere, succo di frutta in polvere e tre zollette di zucchero.
A cena avevano: una scatoletta di pollo o maiale, un contorno a scelta tra carote, patate o altri vegetali, zuppa in polvere o a cubetti, biscotti, due barrette di cioccolato, tre zollette di zucchero.
In più, in caso di emergenza, avevano in dotazione anche la razione D che comprendeva altro cioccolato, zucchero, latte scremato in polvere, cacao magro, farina d’avena, aromi artificiali e vitamine C e B da sciogliere in acqua calda.
Per le vie cittadine il passaggio delle truppe diventava un momento di festa. Le mani dei siciliani che si protraevano verso i soldati per ricevere qualcosa da mangiare, ma anche solo per toccarli quasi a costatare che essi erano reali. Non erano pochi i bambini che “fuggivano” dalle attenzioni dei genitori per andare alla ricerca dei soldati per avere in dono cioccolato e caramelle. E poco importava se, ritrovati in braccio ai soldati a mangiare il dono tanto cercato, ricevevano una sonora punizione che appariva più dolce di quella che era.
L’arrivo degli americani, però, non migliorò la situazione in Sicilia. La politica dell’ammasso nei magazzini, il dilagare del mercato nero, la distribuzione ridotta di pane, pasta e farina continuò fino alla fine della guerra. Per la ripresa si dovette aspettare fino al fatidico boom economico.