(di Ghino di Tacchino) Ormai è ufficiale: hanno vinto catanesi e messinesi. E a dare loro ragione sono stati addirittura gli immarcescibili e compassati (e soprattutto imparziali) linguisti di Oxford.
Stiamo parlando dell’annosa disputa sul termine “arancine” o “arancini” che per tanto tempo ha impegnato esperti gastronomi e raffinati chef, ma soprattutto linguisti, sul corretto nome con cui chiamare uno dei cibi da strada più comuni della cucina siciliana.
Per districare la vexata quaestio adesso sono intervenuti addirittura gli esperti dell’Oxford English Dictionary, i quali qualche giorno fa hanno pubblicato l’aggiornamento di ottobre del prestigioso dizionario della lingua inglese. Ebbene, nell’aggiornamento – che ha visto peraltro l’introduzione di centinaia di nuovi termini, tra parole in slang e di uso ormai frequente come ad esempio “fake news”- è comparso anche il termine maschile plurale “arancini”, che nel dizionario vengono descritti cone “polpette di riso” con “ripieno salato e ricoperte di pangrattato e fritte, tipicamente servite come antipasto o spuntino”.
Arancini, quindi. Esattamente come queste “polpette di riso” vengono chiamate nella Sicilia orientale. Con buona pace di palermitani e trapanesi che ora dovranno concedere un argomento in più ai rivali dell’altra metà dell’Isola. E a nulla è valso, evidentemente, il parere dell’Accademia della Crusca che nel 2016 si era pronunciata a favore della versione femminile affermando che “il gustoso timballo di riso siculo deve il suo nome all’analogia con il frutto rotondo e dorato dell’arancio, cioè l’arancia, quindi si potrebbe concludere che il genere corretto è quello femminile: arancina”. Anche se poi nella lunga dissertazione storico-linguistica sono state evidenziate tante interpretazioni contrastanti.
Del resto, chi può negarlo: nel capoluogo della Sicilia a chiedere un arancino si rischia di sentirsi rispondere, nella migliore delle ipotesi, con una risata. E a poco era servita negli anni scorsi anche la discesa in campo di uno scrittore apprezzato e amato come Andrea Camilleri. Quando nel 1999 lo scrittore agrigentino pubblicò una raccolta di racconti brevi intitolata “Gli arancini di Montalbano” venne infatti subito ripreso dai “puristi” occidentali, i quali spiegarono come le prelibatezze preparate al commissario dalla fedele collaboratrice Adelina fossero in realtà arancine preparate alla maniera palermitana.
Comunque sia, che di arancini o arancine si tratti, resta il fatto che persino gli austeri inglesi si sono interessati al più diffuso cibo da strada siciliano, tanto da inserirlo tra i termini da usare nel linguaggio comune britannico. Non stupiamoci quindi se qualche giorno vedremo comparire gli arancini anche sul Guardian o sul Times. O se sulle sponde del Tamigi dovessimo trovare qualche friggitoria siciliana con tanto di arancini esposti. A quel punto il nome sarà soltanto un pretesto per fare conoscere quella Sicilia che tutti ci invidiano, quella fatta di buon gusto, ricercatezza e sapori antichi.