(di Angela Sciortino) Non è un acronimo. Piuttosto ricorda un codice fiscale. Ma nella grafica in cui le sole consonanti sono distanziate tra loro quasi a lasciare lo spazio per le vocali non stampate, il nome MNRL immediatamente evoca il nome della cittadina normanna a pochi chilometri da Palermo: Monreale.
Nell’immenso territorio di competenza di questo comune (quasi 530 km quadrati, che ne fanno il sesto in Italia per estensione) ricadono le vigne dell’azienda Alessandro che si identifica invece con un altro centro agricolo, ovvero Camporeale, il paese che ormai si fa riconoscere e ricordare per due peculiari produzioni e vocazioni, quella del vino e quella del legno.
Dentro la bottiglia un cru di Syrah, il vitigno che da queste parti riesce ad esprimersi in maniera potente. Magari non come nella valle del Rodano, ma in un modo che indubbiamente sa farsi riconoscere e apprezzare.
MNRL (Monreale) Vigna di Mandranova presentato lo scorso 21 ottobre direttamente in cantina, è la nuova creatura di Alessandro di Camporeale, l’azienda vitivinicola connotata da una solida gestione familiare.
Si tratta della migliore interpretazione aziendale di Syrah, frutto esclusivo di un unico vigneto e delle migliori annate. Nasce da uve coltivate in collina, ad un’altitudine di circa 360 metri sul livello del mare, di un appezzamento di vigna di quasi un ettaro che guarda a Nord-Est molto fresco e ventilato, in cui il sole penetra con i suoi raggi solo nelle prime ore della giornata.
Per il momento è in commercio l’annata 2016 con l’indicazione Doc Sicilia. Poi a seguire le altre annate, ma solo in quella del 2019, che sarà in commercio nel 2022, il nuovo prodotto dell’azienda Alessandro di Camporeale potrà indicare indicare in etichetta la Doc Monreale. Il nome del vino, invece, resterà immutato perché non è possibile chiamare un vino con il nome di un territorio per evitare confusione nel consumatore.
La scelta del nome MNRL è dunque uno stratagemma per comunicare l’adesione a un progetto senza contravvenire alle regole dei prodotti a denominazione protetta. Con il nuovo cru di Syrah, infatti, Alessandro di Camporeale ha anche fatto una scelta di campo inserendosi nel progetto di rivalutazione della Doc Monreale. «C’è in corso un grande progetto di rivalutazione di questa Doc con l’intenzione di ridurre le varietà ammesse a quattro: due bianchi, Catarratto e Inzolia, e due rossi, Perricone e Syrah», ha anticipato il responsabile marketing dell’azienda Benedetto Alessandro, uno dei tre cugini che rappresentano la seconda generazione di una famiglia che si dedica alla produzione di vino (ma anche di olio) da poco più di un ventennio. «La presenza del Syrah – continua Benedetto Alessandro – unica internazionale tra le varietà ammesse, sta a testimoniare proprio l’importanza che ha assunto negli anni per questo territorio».
Il Syrah è la varietà che da anni rappresenta l’emblema enologico di Camporeale e sulla quale l’azienda Alessandro ha puntato sin dall’inizio, arrivando alla produzione del Kaid prima e del Kaid vendemmia tardiva poi. Con il nuovo MNRL si concretizza oltre che la scelta di aderire a una Doc più piccola e più esclusiva, anche quella di valorizzare un prodotto speciale che si esprime al meglio in un territorio circoscritto. «Crediamo nell’importanza della zonazione per dare ancora più forza e carattere ad un vitigno che ha dimostrato, negli anni, di essersi perfettamente integrato in questo territorio nel quale riesce ad esprimersi al meglio delle sue caratteristiche e vogliamo iniziare a parlare di Cru per il Syrah come abbiamo già fatto per altri due vitigni inseriti nella nostra linea Vigna di Mandranova», spiega l’altro Benedetto Alessandro, l’enologo.
MNRL esprime un forte legame con il proprio terroir. Esposizione ideale del vigneto e struttura del terreno, molto ricco di argilla, sono gli elementi chiave che donano al vino un impeccabile equilibrio tra struttura e freschezza. L’affinamento in legno per 14 mesi in tonneau di rovere francese lo arricchisce poi di sentori complessi ed eleganti, con una gentile speziatura e profumi intensi di ginepro, rabarbaro e liquirizia. Il tannino fitto che diventa vellutato grazie all’affinamento in bottiglia per 6 mesi a temperatura controllata, allunga il sorso che si chiude in un finale leggermente salino che rimanda ai capperi.