(di Redazione) Un fatturato di 2,6 miliardi l’anno, di cui 1,4 derivanti dall’export: i prodotti italiani che raggiungono i mercati di Francia, Gran Bretagna, Germania, Stati Uniti, Giappone, Australia. Sono questi i dati salienti dell’industria conserviera italiana, oggi settore trainante del paese.
I sughi italiani, la passata, i derivati del pomodoro rappresentano un forte potenziale dell’agroalimentare. Oggi l’Italia rappresenta il 13 per cento della produzione mondiale di pomodoro conservato, il 50 per cento della produzione europea e costituisce una fetta importante del Pil nazionale. Metà della produzione è destinata all’estero. La trasformazione industriale del pomodoro è – e può diventare ancor di più – una strategia vincente per il futuro del comparto primario nel nostro paese.
I numeri del settore indicano un percorso possibile, per aumentare la redditività della produzione: la trasformazione industriale del pomodoro, ortaggio dalla stagionalità breve, in prodotti da destinare al consumo alimentare per tutta la durata dell’anno.
Se ne parlerà a Comiso, il prossimo 15 novembre, nel corso del 3°”International Symposium on Tomato Genetics for Mediterranean Region”, organizzato dal mensile “Agrisicilia” che si svolgerà presso il Teatro Naselli di Comiso, dalle 9,30 alle 18,30. L’evento mette assieme imprenditori agricoli e ricercatori stranieri con l’obiettivo di un dialogo e di un confronto proficuo per tutti gli attori della filiera. Il convegno è a porte chiuse e su invito.
L’argomento sarà trattato ai massimi livelli grazie alla presenza di Bonaventura Giuliano, di Anicav (Anicav (Associazione Nazionale Industria Conserve Alimentari Vegetali), che oggi associa più di 100 aziende italiane per la produzione delle conserve di pomodoro (i tre quarti delle aziende esistenti nel paese). La produzione dei sughi di pomodoro oggi rappresenta, secondo Giuliano, «un’eccellenza dell’industria agroalimentare italiana, sia in termini di fatturato che di quantità prodotte e riveste un ruolo strategico e di traino dell’economia nazionale».
L’impegno di Anicav oggi è aumentare l’efficienza del comparto, creando stabilità dei redditi attraverso una programmazione dell’offerta e cercando di raccordare la produzione del comparto alle logiche di mercato. Il Sud Est siciliano ha finora destinato la sua produzione di alta qualità soprattutto ai mercati nazionali ed esteri del “fresco”: pomodorino e datterino, costoluto, Piccadilly e San Marzano hanno primeggiato nei mercati di Napoli e Verona, ma anche in Francia ed in Germania. La crisi economica ha attraversato, in modo pesante, anche questo settore ed oggi è necessario trovare altre soluzioni. Il “trasformato” italiano, il sugo di pomodoro o la “passata”, tra i simboli dell’agroalimentare italiano nel mondo, possono offrire nuove chance per un comparto in crisi.
Il convegno di Comiso avrà proprio questo focus: offrirà la possibilità di conoscere la “nuova frontiera” del settore e soprattutto le nuove tecniche di produzione. «Con l’obiettivo di aumentare e consolidare l’export nel mondo – aggiunge Giuliano – l’Anicav sta portando avanti due progetti di promozione del pomodoro, finanziati dall’Unione Europea (a valere sul Reg 1144/2014), uno rivolto al mercato statunitense – un mercato ormai saturo dove forte è il problema dell’italian sounding – e l’altro al mercato asiatico, in particolare Giappone, Corea del Sud e Cina».
In programma anche una tavola rotonda, con la presenza di industriali, ricercatori, Anicav e di Francesco Pecorino, di “Gustibus Alimentare”, che proprio sul sugo di pomodorino ha fondato la sua azienda, con sede a Enna.
Info e contatti www.pomodorosicilia.it