L’essenzialità e la semplicità svedese, che gli scandinavi sintetizzano brillantemente nello tanto imitato stile Lagom, va perfettamente a braccetto con la nuova resilienza siciliana anche nella ristorazione. Ma per “A’nica, il ristorante & pizza gourmet” di via Alloro, la strada del centro storico di Palermo dove affacciano numerosi palazzi nobiliari, questo connubio era già rodato e perfettamente efficace già prima del Covid. Ed è stato certamente quello che ha permesso di ammortizzare il colpo della pandemia e di ripartire alla grande dallo scorso 18 luglio.
La formula vincente di questo ristorante, che propone anche pizze prodotte con farine di qualità e impasto lievitato per un minimo di 48 ore e cotto su pietra refrattaria con l’aggiunta di prodotti bio e stagionali, è la presenza costante dei proprietari.
Di questi qualcuno si occupa perfino della produzione di alcuni ingredienti per la cucina. È il caso di Leonardo La Rocca che la mattina si reca nell’Alcamese per badare all’orto e raccogliere i prodotti da utilizzare per il menù del giorno.
La squadra di A ‘nica è composta anche dal giovanissimo Giulio Scaduto che cresciuto a Villa Cefalà, l’agriturismo di famiglia a Santa Flavia, conosce i segreti dell’accoglienza e come valorizzare in cucina i frutti della terra.
E poi c’è Annika Petterson, svedese, caparbia e dedita ex manager di banca che, per amore di Leonardo la Rocca, socio di Giovanni Scaduto (papà di Giulio), sceglie la Sicilia. Proprio a lei si deve il nome del ristorante di via Alloro. Un nome che nasce da un curioso gioco di parole tra il suo nome di battesimo e un modo di dire siciliano, divenendo così “A ’nica” ovvero “la piccola”, simpatica rivisitazione in dialetto palermitano.
In cucina c’è un team giovane e con alle spalle importanti esperienze: Luca Barnini, executive chef, Vincenzo Mezzatesta, chef di cucina, Daniele Cammarata, pizzaiolo. In sala, Martino Puccio e Federica Rocco.
La cucina è senza eccessi e non ammette sprechi, l’atmosfera è confortevole e trasmette serenità. La filosofia di A’nìca è un incontro tra due culture che si intersecano nel proporre un’esperienza culinaria che punta all’essenziale, alla freschezza delle materie prime e alla loro sostenibilità.
Due le caratteristiche principali del ristorante: l’ambientazione, presentata nella sua essenzialità, dove nulla è superfluo e tutto è scelto con cura, e la cucina espressione del territorio che segue la stagionalità. L’arredamento lineare e ordinato si accosta a pezzi unici e di riciclo, per un’atmosfera confortevole e serena.
Per buona parte dell’anno si può cenare all’aperto nella graziosa piazzetta di fronte il Giardino dei Giusti. Ed è proprio qui che in una serata calda e umida di questo luglio che si è mantenuto a lungo fresco e fin troppo piovoso, è stata proposta alla stampa specializzata una selezione (fin troppo corposa) del menù messo a punto per la ripartenza.
Ben tre gli antipasti, tutti di mare, accompagnati dal Dama Rosa 2018, il Perricone rose di Terre di Gratia: dal “Coppo fritto” (calamari, poggiolo e verdure croccanti con maionese A’nica) all’”Insalata di ammaru” realizzata con gamberi, avocado, ciliegio e cipollotto fino allo strepitoso antipasto degustazione “A ’nica” in cui sono stati proposti con una semplice e leggera marinatura: gambero rosso, tartare di ombrina, cruditè di tonno e carpaccio di polpo.
L’antipasto ha descritto una cucina semplice ma curata nella scelta degli ingredienti e nella delicatezza con cui sono stati trattati: la freschezza, infatti, non ha bisogno di condimenti eccessivi che potrebbero nasconderla o addirittura rovinarla.
A seguire tre assaggi di pizza: la classica Napoli, la “3 Pomodori” (mozzarella di bufala, datteri giallo, filetti di pomodoro San Marzano Dop, pomodoro ciliegino, basilico e olio evo) e la particolare e molto apprezzata “Favonia” dove mozzarella di bufala e bottarga di tonno sono state stemperate da sottili fette di limone, bacche di pepe rosa, miele di ape nera sicula e menta.
Il passaggio ai primi ha segnato anche il cambio di vino: lasciato il Dama Rosa si è passati al Maria Costanza 2018 (Chardonnay) che è stato abbinato alle linguine con gambero rosso di Mazara su vellutata di fave e ai paccheri all’ortolana, un piatto che non è mai uguale a se stesso e varia di stagione in stagione perchè realizzato con quello che produce l’orto di Leonardo La Rocca.
Per quello proposto lo scorso 22 luglio è stato utilizzato pomodorino, melanzane, zucchini genovesi, basilico, menta e scaglie di mandorle tostate.
Come in un pranzo siciliano che si rispetti (altro che essenzialità svedese…) la lista delle pietanze ha previsto anche un secondo di pesce in perfetta sintonia con il leit motiv della stagionalità: tagliata di alalunga, il saporito pesce azzurro il cui periodo di pesca segue quello del tonno rosso mediterraneo.
Per finire in bellezza il classico dessert dell’estate palermitana: gelo di anguria decorato con abbondanti pistacchi e dal gradevole profumo di gelsomino. Una particolarità: la morbidissima consistenza assicurata dalla ridotta percentuale di amido e la presenza della scorza di limone che ha sostituito la più tradizionale stecca di cannella.