Aspra, la frazione marina di Bagheria, un tempo evocava la pesca artigianale e la consolidata tradizione della conservazione del pesce. Oggi ad Aspra la pesca è diventata un’attività economica residuale: troppo faticosa e poco redditizia. I giovani se ne stanno ben lontani e le attrezzature (barche comprese) sono state abbandonate. Le attrezzature di un tempo sono servite ad arricchire uno speciale museo che ormai richiama turisti e visitatori da ogni parte del mondo. Nel museo dell’acciuga di Aspra, la creatura dell’istrionico Michelangelo Balistreri discendente di una famiglia dedita alla conservazione delle acciughe sotto sale, c’è tutto quello che è legato alla pesca e alla trasformazione dell’acciuga.
Quello messo insieme da Balistreri, è un museo molto naïf che ricorda gli analoghi musei della cultura contadina e delle tradizioni popolari. Ma ha una particolarità: è unico nel suo genere e lì si coglie l’amore per un lavoro che ormai ha praticamente cambiato pelle. A cominciare dal prodotto: ad Aspra, come nel resto della Sicilia, l’utilizzo delle materie prime locali destinate alla trasformazione e alla commercializzazione da parte delle aziende è pari solo al 20 per cento. Il resto della materia prima arriva dall’Adriatico, dall’Atlantico, dalla Spagna.
Eppure proprio da lì, da questa tradizione e da un know-how forte e consolidato, potrebbe riprendere slancio il settore ittico-conserviero che per il territorio di Bagheria, in provincia di Palermo, può rappresentare ancora una buona prospettiva economica.
Per qualcuno, quello della conservazione e della trasformazione del pescato può diventare un punto fermo da cui ripartire per lo sviluppo del comparto della pesca locale per le piccole e medie imprese. I riflettori sul tema si sono accesi durante il Baaria Fish, la manifestazione svoltasi il 26 e 27 settembre scorsi e che ha messo insieme la riscoperta del territorio bagherese, la cultura del mare e l’innovazione delle aziende di trasformazione del pesce, lo scorso fine settimana nel territorio di Bagheria, in provincia di Palermo.
La due giorni – organizzata dalla BM s.r.l, impresa del marketing della pesca e del turismo e capofila del progetto di valorizzazione e promozione, in collaborazione con il Comune di Bagheria e promossa dall’Assessorato Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea, Dipartimento della Pesca Mediterranea – ha messo in luce la cultura e le tradizioni dei borghi marinari e il ruolo fondamentale delle aziende che operano nel comparto della conservazione e della trasformazione del pescato locale, attraverso le voci dei pescatori del territorio, ma anche attraverso la visita presso il Museo dell’acciuga di Aspra della famiglia Balistreri e alcuni momenti di riflessione emersi durante un dibattito a cui hanno partecipato Giuseppe Biundo della B.M. srl, Antonio Lo Coco, presidente della Blu Ocean società cooperativa, e Pino Occhipinti, rappresentante di Legacoop agroalimentare Sicilia, partner dell’evento.
Il territorio bagherese oggi conta circa 57 imprese che operano nel settore della pesca, della conservazione e della trasformazione del pescato (una delle quali registra un fatturato di circa 40 milioni di euro), con circa 1000 dipendenti totali.
«Negli ultimi 10 anni non è cresciuto il numero di aziende ittico-conserviere nel territorio bagherese ma è cresciuto il valore della produzione sul mercato – ha affermato Stefano Fricano, ricercatore di economia applicata al Dipartimento di Scienze economiche, aziendali e statistiche dell’Università di Palermo -. La produzione italiana, dal 2008, è cresciuta in valore, in media, ad un ritmo di circa 5% annuo mentre in Sicilia di circa la metà (+2,75% annuo). Dall’analisi del settore emerge una difficoltà delle imprese a mantenere elevati livelli di competitività e una necessità di innovare che è fondamentale per il futuro. L’analisi scientifica ha evidenziato il ruolo fondamentale delle certificazioni di qualità nel settore della trasformazione dei prodotti ittici e delle possibilità di ampliarne gli effetti positivi collegando le certificazioni a percorsi di valorizzazione di materie prime locali e a campagne di comunicazioni efficaci».
Il ricercatore è arrivato quindi alla conclusione: «La Sicilia potrebbe investire di più e contribuire ad accrescere il valore della produzione valorizzando, attraverso adeguate campagne di marketing, le specie minori che oggi non trovano sbocco sul mercato».
Al Baaria Fish non sono mancate le degustazioni con il pesce fresco e con i prodotti di Blu Ocean, utilizzati dallo chef Salvo Lipari del ristorante Hostaria Aries – Saperi e Sapori, gli assaggi dello sfincione bagherese con le acciuge dell’Antico Forno Valenti 1887 e le degustazioni di pesce al Pesce Brillo, un locale marinaro aperto da circa due mesi da Max Insigna, ristoratore, e Salvo Sardina, pescatore di Aspra. In degustazione il gambero di Aspra, le alici, le acciughe e il tonno conservati e confezionati dall’azienda Giuseppe Sardina.