(di Manuela Zanni) In molti credono che quella vegetariana sia una moda recente, frutto di una forma di ribellione da parte di un nutrito gruppo di persone che si oppongono al sistema.
A ben guardare, invece, già nel 1892, Lev Tolstoj aveva riflettuto sulle sulle motivazioni etico-religiose e antropologiche della scelta vegetariana in un breve scritto che rappresenta metaforicamente il primo gradino che lo porterà all’ascetismo.
A parlarne Davide Romano, giornalista e proprietario della casa editrice la Zisa, a cui si deve la riedizione, a distanza di un secolo, di questo scritto di cui ha curato la prefazione, oltre che l’edizione, presentato a Palermo lo scorso 16 febbraio presso le Freschette Caffè di Palazzo Riso.
“La vita di Tolstoj è stata ricca di contraddizioni, passioni, pensieri e sentimenti – spiega Romano – questa giovanile dissolutezza si trasformerà, in età matura, in un’intensa tensione ascetica nata da un incessante bisogno di purificazione interiore, di cui la scelta vegetariana fu solo un aspetto”.
Dopo aver trascorso un’infanzia agiata nella lussuosa tenuta di famiglia a Jàsnaja Poljàna, con la perdita prematura dei genitori, infatti, ebbe inizio per lo scrittore russo quello che egli stesso definì “l’orribile ventennio di dissolutezza e di schiavitù all’ambizione, alla vanità e soprattutto alla carne”, un periodo di totale abbandono ad ogni sorta di piacere. Ma da quando avvenne il suo rivolgimento spirituale, nel decennio fra il 1870 e il 1880, e fino alla sua morte, avvenuta nel 1910, Tolstoj si nutrì esclusivamente di verdure, pane e legumi. Alla base di questo cambiamento radicale le profonde motivazioni filosofiche ed ideologiche, mutuate dall’ideale cristiano del sacrificio e della rinuncia che incontra quello pagano di astensione dal piacere dando vita ad unico principio filosofico rivolto ad un percorso di elevazione spirituale. Non meno significativo nella scelta di Tolstoj fu il suo rifiuto della violenza che trova il contraltare nell’amore e rispetto per la vita, di cui riconosce l’inestimabile valore. Questo ideale tolstojano fu di ispirazione a Gandhi che lo apprese e fece proprio grazie alla lettura, nel 1894, del saggio Il Regno di Dio è in voi. La questione del vegetarianismo, centrale nel dibattito culturale europeo dell’Ottocento, ha trovato nella prospettiva etica di Tolstoj un argomento cardine nel fermo rifiuto dell’aberrante e innaturale atto di violenza che è alla base del consumo di carne.
“La straordinaria modernità del pensiero di questo grande filosofo si allaccia alle più calde questioni che percorrono, a più di un secolo di distanza, la nostra società. L’attualità delle rivendicazioni del movimento animalista e il dilagante favore che incontra in questi nostri anni la scelta di un’alimentazione vegetariana, rappresentano posizioni ideologiche estremamente affini ai princìpi così appassionatamente difesi dal romanziere, testimone lungimirante di un periodo di profondi rivolgimenti culturali, in cui l’ancien régime lasciava spazio alla sensibilità della nuova società nascente” conclude Davide Romano.
Una lunga riflessione, dunque, quella di Tolstoj che, giunta a nostri giorni, appare assolutamente attuale e centrata, individuando nel rifiuto della violenza e nel rispetto di tutti gli esseri viventi l’unica via percorribile verso un mondo in cui la guerra non sia una regola bensì una tragica e deprecabile eccezione.