(di Angela Sciortino) Non solo pietanze dietetiche, ma anche adatte alla prevenzione o compatibili con determinate patologie.Presto nei menù di ristoranti, compresi quelli stellati, ci sarà la possibilità di scegliere il pasto più adatto al nostro stato di salute o alla prevenzione delle malattie che più di ogni altre causano morti precoci o malattie invalidanti (cardio-vascolari in testa).
C’è una cucina che aiuta a guarire e alcuni chef siciliani, diciassette per la precisione (alcuni dei quali pure muniti di stella Michelin), si stanno specializzando seguendo il corso di “Medicina Culinaria. Applicazioni scientifiche alla base della dieta mediterranea”.
Il corso, ideato da Carla Savoca con il supporto di Carmelo Pagano, curatore della guida “Sicilia da Gustare” che ha coinvolto e sensibilizzato gli chef siciliani, è stato avviato lo scorso 9 aprile all’Università di Catania grazie alla collaborazione fra il Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente e il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche.
Il corso di medicina culinaria è inserito nel progetto Healing Chef, la cucina che aiuta a guarire, anche questo con il marchio di fabbrica di Carla Savoca, laureata in farmacia con un’ampia esperienza nel settore dell’eccellenza gastronomica e che da tempo, dopo una positiva esperienza personale, si dedica all’approfondimento degli effetti terapeutici che determinati alimenti, se correttamente cucinati, possono avere su alcune patologie come quelle del sistema endocrino, quelle cardiovascolari o gastrointestinali, disturbi d’ansia e psichiatrici, patologie del sistema immunitario, disturbi alimentari.
«Il progetto Healing Chef nasce da studi di filogenesi gastronomica – spiega Carla Savoca – prendendo le mosse dalla semplicità nell’antico uso degli alimenti. L’industrializzazione da una parte e la ricerca puramente gastronomica ci hanno un po’ fatto dimenticare le proprietà, anche terapeutiche, dei cibi. Healing Chef, che significa “lo chef che cura”, intende diffondere la cultura di una alimentazione corretta e preparata da arte affinché i principi curativi contenuti in moltissimi alimenti possano essere utilizzati al massimo, sia in sede di prevenzione sia nel caso di cura di determinate patologie». Da questo assunto è nata la collaborazione con i Dipartimenti universitari che ha fatto nascere questo primo corso di “Medicina Culinaria”.
«Healing Chef ha senza dubbio una base scientifica», spiega Filippo Drago, direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania. Pur rimanendo convinto che la terapia delle malattie dell’uomo si basi e si baserà sempre sull’uso dei farmaci, Drago, ammette però che «in una visione più globale del benessere dell’essere umano non c’è dubbio che il cibo cucinato bene con le qualità dell’alta cucina può avere effetti terapeutici. Ci sono molte patologie, infatti, in cui l’approccio alimentare può avere ricadute positive dal punto di vista terapeutico».
«L’Università è sempre più attenta al settore delle Scienze gastronomiche, tanto che è nata una nuova classe di laurea – spiega Salvatore Cosentino, Direttore del Dipartimento di agricoltura, alimentazione e ambiente dell’Università di Catania – in cui sono impegnati docenti e ricercatori che stanno trasferendo conoscenze in termini di caratteristiche dei prodotti agroalimentari, di conservazione dei principi nutritivi e terapeutici derivanti da cotture che le preservano e si sta realizzando un interessante scambio di know-how con i cuochi coinvolti».
Ma chi sono gli chef che frequenteranno il corso di medicina culinaria? Molti i volti (o le casacche) noti: Andrea Alì (Ristorante Andrea), Salvatore Calleri (Regina Lucia), Vincenzo Candiano (Locanda Don Serafino), Riccardo Cilia (Tocco D’Oro), Vincenzo Cinardo (Ariston Dolci), Pietro D’Agostino (La Capinera), Paolo Di Domenico (Lo Scrigno dei Sapori), Roberta Gallo (Regina Lucia), Gianluigi Mangia (Gigi Mangia), Francesco Patti (Coria), Giuseppe Raciti (Zash), Concetto Rubbera (Ortea Palace Luxury Hotel), Sebastiano Sorbello (Sabir Gourmanderie), Angelo Treno (Al Fogher), Maurizio Urso (Eduardo- Hotel Parco delle Fontane), Salvatore Vicari (Ristorante Vicari), Nicola Zinna (Zenzero e Salvia).
L’entusiasmo non manca a curatori, docenti e chef coinvolti che guardano tutti molto avanti. Si fa strada, infatti, , l’idea di avviare una Scuola di Alta Formazione, grazie al partenariato con l’Università di Catania. Quest’ultima potrà coinvolgere le competenze di esperti di varia estrazione in un rapporto interazione-integrazione (medici, cuochi, tecnici dell’alimentazione) per la formazione di operatori della gastronomia dotati di livelli anche di diversi di formazione di base: laureati in Scienze e tecnologie della ristorazione, Scienze e tecnologie alimentari, diplomati presso gli Istituti professionali in servizi per l’enogastronomia, Tecnici in servizi ristorativi, ovvero operatori del settore con esperienza pluriennale. La scuola potrà rappresentare, dunque, una “perla” nel mondo della gastronomia moderna costituendo anche un polo d’eccellenza in Italia e nel Mediterraneo.