Quando a Messina sentite dire al bar “una mezza con panna”, l’avventore sta chiedendo una granita al caffè che, tra le granite nel capoluogo dello Stretto, costituisce l’eccellenza più nota. E se in qualsiasi altra parte del mondo quando ordiniamo una granita ci servono semplicemente ghiaccio tritato aromatizzato con sciroppi di varia natura, a Messina di certo non si rimane delusi.
La granita si identifica quasi con la città ed è tanto apprezzata e famosa da rientrare tra i marchi De.Co – denominazione comunale di Messina. Il riconoscimento è stato deciso il 9 marzo 2016 quando il consiglio comunale ha approvato il regolamento per l’istituzione del marchio con cui sarà possibile “censire e valorizzare la produzione tipica locale legata alla storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio comunale, quale strumento di promozione dell’immagine del territorio e della città”.
Il consumo della granita ha origine già dai tempi della dominazione degli Arabi in Sicilia che portarono la ricetta dello sherbet, bevanda ghiacciata aromatizzata con succhi di frutta o acqua di rose.
A Catania, Messina e nel resto della Sicilia, usavano la neve che d’inverno veniva raccolta sull’Etna, sui monti Peloritani, Iblei o Nebrodi e stivata durante l’anno nelle niviere, apposite costruzioni in pietra erette sopra grotte naturali o artificiali. In estate veniva poi prelevato il ghiaccio per essere poi grattato e ricoperto di sciroppi di frutta. Successivamente fu scoperto di poter usare la neve, mista a sale marino, come eutettico per poter congelare le preparazioni. La neve conservata nelle niviere, passò così da ingrediente a refrigerante.
In Sicilia nacquero così le prime versioni della granita che viene ancor oggi consumata bella forma di “grattatella”, che consiste in piccolissime particelle di ghiaccio tritato con aggiunta di sciroppo fruttato.
A Messina, invece, altra storia. La ricetta venne col tempo rielaborata fino a farla diventare la bontà per eccellenza del capoluogo peloritano conosciuta in tutto il mondo. Tra le più note, c’è quella al caffè. Il segreto della formula consiste nel renderla “non troppo dolce né troppo amara”: deve lasciare in bocca, insomma, il gusto di un vero caffè. E per fare l’ingrediente di base, cioè il caffè, alcuni bar utilizzano la caffettiera napoletana: nella granita fatta così il colore e il sapore rimangono inalterati come se si gustasse un buon espresso di casa. Grande appeal anche per la cremolata di fragole o quella al limone, di cui però ancora ad oggi nessuno svela il segreto per la preparazione base.
La particolarità che differenzia la granita di Messina e dintorni con quella che possiamo gustare in altre parti del mondo, sta proprio nella sua lavorazione e nella sua consistenza finale, cremosa, “a neve” che conferiscono un gusto unico. Viene servita nel classico bicchiere di vetro insieme a una soffice e calda brioscia (brioche), che dovrà essere sapientemente inzuppata nel bicchiere mischiando la panna al caffè.
Martina Comito