(di Angela Sciortino) A Capizzi, in provincia di Messina, il 20 e 21 ottobre torna Il Tartufo tra i sapori d’autunno – Sagra del Tartufo dei Nebrodi con protagonista il prezioso fungo ipogeo.
La manifestazione propone un ricco programma in cui sono inseriti una mostra-mercato, escursioni, visite guidate, laboratori, degustazioni, spettacoli, convegni e mostre dedicate al tartufo.
Il Tartufo tra i sapori d’autunno ha un semplice obiettivo: promuovere la riscoperta e la valorizzazione dei prodotti tipici ed è diventata un’occasione interessante per far conoscere le aziende e i prodotti di qualità del territorio. Compresi quelli di nuova invenzione che, sfruttando la positiva immagine del tartufo, propongono elaborazioni gastronomiche che per la verità non hanno mai fatto parte della tradizione nebroidea.
La manifestazione in realtà serve a valorizzare tutto il territorio. Così coloro che scelgono Capizzi per il weekend del 20 ottobre avranno modo di visitare una zona ricca di bellezze storico-artistiche e paesaggistiche, conoscere le tradizioni popolari e artigianali, e soprattutto gustare le specialità tipiche che da qualche anno fanno uso del tartufo. Ristoratori e operatori della norcineria o semplici macellai si sono inseriti nel ricco filone delle manifestazioni che già da decenni si svolgono al Nord e al centro della penisola dove raccoglitori e trasformatori possono contare su una produzione autoctona di tutto rispetto.
I tartufi, benché normalmente presenti in Sicilia, in questo periodo non sono granché disponibili nell’Isola. Nei boschi siciliani, infatti, non si trova il pregiato Tuber magnatum Pico noto come il tartufo bianco di Alba, se si esclude l’unico ritrovamento piuttosto discusso che è avvenuto qualche anno fa e che purtroppo non si è più ripetuto. Pertanto se si trova in vendita in Sicilia, non può che provenire da fuori.
Avverte Mario Prestifilippo, micologo ed esperto cavatore di tartufi: «La scarsa conoscenza dei funghi ipogei crea le condizioni ideali perché individui privi di scrupoli mettano in atto truffe e raggiri». E cita un esempio: «In provincia di Palermo e Trapani già da settimane sono stati venduti esemplari di Tuber mesentericum (tartufo nero comune) di origine irpina o lucana il cui valore commerciale è piuttosto basso spacciandoli per scorzone invernale (Tuber uncinatum Chatin) a prezzi più che raddoppiati. Solo chi conosce le diverse specie sa che il primo, a differenza del secondo che è più pregiato, odora di acido fenico e che per il secondo il periodo di raccolta sta iniziando solo in questi giorni». Dal micologo, quindi, l’invito ai ristoratori a non farsi truffare quando pensano di acquistare prodotto made in Sicily: quello che viene proposto in vendita nell’isola in questo periodo ha un prezzo esagerato e spesso non è locale. E snocciola i prezzi per i tartufi siciliani: 180 euro al chilo per l’uncinathum e 120, massimo 150 euro al chilogrammo, per il mesentericum. Per le altre specie che crescono nell’Isola non è ancora arrivata la stagione.
«Per rendere più trasparente il mercato – conclude Prestifilippo – basterebbe che le autorità facessero qualche controllo in più». E che i ristoratori e i consumatori fossero più informati e consapevoli. «Per questo abbiamo deciso di organizzare nei prossimi mesi un corso ad hoc dedicato ai funghi ipogei», anticipa Mariano Tamburello, presidente del Gruppo Micologico Siciliano. È poi necessario fare chiarezza all’interno del comparto che in Sicilia è privo di una legge specifica a differenza delle altre regioni italiane. Esiste già una normativa di riferimento nazionale, ma poi ogni regione deve e può legiferare in autonomia così come è avvenuto nel caso dei funghi epigei. C’è da augurarsi che l’attesa non abbia durata analoga.