(di Paola Roccoli ) La vendemmia è ormai finita da tempo in molte contrade. A questa importante scadenza che chiude il ciclo della coltura del vigneto, in Sicilia, come in altre regioni d’Italia, sono legate antiche usanze gastronomiche.
Un esempio è costituito dall’abitudine, ormai purtroppo non più in uso, di mangiare durante le pause della vendemmia, fichidindia e mostarda di fichidindia con il pane. La preparazione di questo dolce comprendeva anche l’uso di certe formelle di terracotta finemente modellate, con cui si dava la forma ai dolci che, coperti da un telo, venivano lasciati essiccare al sole.
Nel periodo di vendemmia, a Vittoria in provincia di Ragusa, si preparano le cuddureddi, pasta di casa impastata con il mosto, cotta nello stesso e poi servita con un pò di mosto; simili sono i gnucchitti di Cerami nell’Ennese. Sempre a Cerami si preparano anche i cavatieddi atturrati, dolci dalla forma ovale e affusolata. Si tratta di biscotti al vino cotto che vengono sottoposti a una particolare lavorazione: una volta cotti vengono disposti su un vassoio di ceramica per aromatizzarli con uno sciroppo zuccherino preparato secondo un’antica ricetta che contempla mandorle tostate e tritate, zucchero, cannella ed essenze aromatiche. Con la stessa pasta sempre a Vittoria, si fanno le cudduridduzzi, dei fagottini ripieni che vengono cotti nel mosto.
A fine estate a Leonforte, maturano le pesche tardive, frutto profumato, dal classico colore giallo che si apprezza fino al mese di novembre periodo in cui, in alcune zone, si protrae la vendemmia e durante la quale si usa consumarle a fine pasto. Quando le pesche sono ancora piccole e immature, nel mese di giugno, gli agricoltori le avvolgono in sacchetti di carta che le proteggono dall’attacco della mosca le cui larve rovinerebbero la polpa. I sacchetti ne mantengono intatto il sapore, tanto che la dolcezza del frutto viene anche assaporato nelle marmellate preparate per essere conservate durante l’anno.
A San Fratello, in provincia di Messina, nel periodo della vendemmia vengono preparati i gnùkkiatuli nelle versioni bianca e nera. Questi dolci hanno una forma di esse e hanno una base di mandorla. Esprimono una simbologia di chiara origine pagana evocativa. Ricordano gli eventi della natività, e rivestono un carattere propiziatorio della fecondità della terra e degli animali. A questi dolci vengono date le forme più svariate di animali, fiori e frutti. In passato era usanza mangiarli durante la semina della terra, il raccolto, e poi durante il periodo della vendemmia.
Tra agosto e settembre a Cinisi, veniva preparato il miele di fichi, uno sciroppo caramelloso, usato anche per insaporire le muffulette, da portare nei campi durante i lavori della vendemmia.
Cudduridduzzi di Vittoria
Ingredienti
per la pasta
750 gr di farina di semola
2l di vino cotto
Per il ripieno
Vino cotto
200 gr di mandorle
50 gr di zucchero
1 limone
cannella
Preparate una pasta sfoglia di vino cotto e farina. Con un mattarello stirate una sfoglia sottile e ricavate dei quadrati. Fate cuocere in abbondante mosto i quadrati di pasta. A parte amalgamate vino cotto con le mandorle tostate e tritate, lo zucchero, la buccia di limone grattuggiata e la cannella. Formate con la pasta dei fagottini, mettetevi del ripieno, chiudete bene. Adagiate i dolcetti in piatti di terracotta, bagnate con mosto e aromatizzate con cannella.