La ricetta è segreta come quella della Coca Cola. Ma, in questo caso si tratta di un prodotto tutto naturale, in cui nulla ha origine industriale o sintetica.
È prodotto a partire dal miele delle api nere sicule (Apis mellifera sicula) ed è unico nel suo genere in Sicilia. O almeno è l’unico del suo genere ad avere tutte le carte in regola e le autorizzazioni di legge. È l’ idromele di Claudio Meli, apicoltore palermitano approdato all’apicoltura nel 2010 da “grande”, quando aveva 30 anni. Nessuna tradizione familiare ma solo un ottimo maestro, paziente e colto: Giovanni Caronia.
Oggi, da solo, Meli conduce un apiario di quasi 400 famiglie che sposta su diversi pascoli per intercettare un po’ tutte le numerose fioriture che esplodono in Sicilia: sulla, agrumi, nespolo, eucalipto, cardo selvatico, aneto, castagno, ecc.
La produzione è ovviamente diversa da un’annata all’altra perché il clima influisce moto sulle fioriture e sull’attività degli insetti. «Nelle buone annate sono riuscito a produrre fino a 9 tonnellate di miele», afferma Meli che da solo si occupa anche della commercializzazione e della distribuzione di tutto quello che producono le sue laboriose api sicule.
Sempre da solo si occupa anche della promozione. Grazie alla sua naturale propensione alla condivisione delle proprie esperienze ha intessuto numerose relazioni prima virtuali (è presente in tutti i social), poi reali che lo supportano nell’importante lavoro di valorizzazione della produzione.
Con il suo miele sono stati realizzati numerosi piatti gourmet da noti chef siciliani da Pietro D’Agostino (una stella Michelin) patron chef de La Capinera a Taormina, a Diego Battaglia executive chef del Themà, il ristorante del residence Sikelia a Pantelleria. È suo “L’ottava nota”, apprezzato dessert che contiene ben cinque varietà di miele, idromele, polline e propoli, un vero inno gastronomico all’ape nera sicula. Ma non finisce qui. Nel suo curriculum Meli ha annotato la collaborazione con Ludovico De Vivo del Capofaro della famiglia Tasca a Salina e Carmelo Trentacosti residente chef del Grand Hotel Villa Igiea di Palermo. Tra i grandi con cui collabora c’è anche il pastry chef Luca Montersino, uno dei pochi, o forse l’unico pasticcere italiano che si occupa di pasticceria alternativa e salutistica.
Quando parla del suo Nachè, l’ idromele dalla ricetta segretissima e invecchiato in barrique, non fa mistero di orgoglio e soddisfazione. Perfino a proposito del nome che è pieno di simbolismi e capacità evocative. Il nome ricorda la “naca”, la culla usata nelle case contadine che si appendeva al tetto: la stessa che è disegnata nell’etichetta. Ma perché proprio la culla? «Perchè nelle api e nel loro lavoro c’è l’essenza della vita sulla terra, senza di loro il pianeta è destinato a morte certa», spiega Claudio Meli.
Di idromele, l’apicoltore palermitano finora è riuscito a produrne 1800 bottiglie da mezzo litro. Tutte smerciate i ristoranti di lusso dove viene servito come post dessert o usato per ricette gourmet e presso le migliori enoteche. L’ultimo approdo sono i locali della movida dove recentemente è esploso il successo della mixology. Con l’idromele Nachè, Matteo Bonardini e Luca Catanzaro noti bartender che vanno per la maggiore a Palermo, realizzano cocktail molto apprezzati. Quest’anno, Meli spera di arrivare a 2 mila litri, quindi a 4 mila bottiglie.
Per l’immediato futuro l’apicoltore palermitano ha in serbo un’altra sorpresa. Una collaborazione a tre con Lillo Freni, noto pastry chef di Messina e Ambasciatore del Gusto, e Filippo Drago, il mugnaio di Castelvetrano che lavora solo grani antichi. Stanno lavorando per produrre biscotti al miele con ingredienti d’élite e tutti rigorosamente siciliani.