(di Angela Sciortino) Per molti viaggiatori e turisti è il ristorante del “last dinner” o del “last lunch”. La vicinanza all’aeroporto Falcone-Borsellino e la buona fama che si è costruita nel tempo rendono Ciciritto una tappa da non perdere in Sicilia prima di mettersi in volo per tornare nel proprio Paese.
Ciciritto, il ristorante che prende il nome dalla contrada del comune di Cinisi è però da considerare anche la tappa per un pranzo e una cena gourmet in cui gli ingredienti freschi e di stagione in quasi tutte le preparazioni ruotano attorno al pescato del giorno.
Il locale – architettura squadrata e minimal – è immerso nella campagne di Cinisi tra orti e residui di agrumeti e gode di ampi spazi dove d’estate – o comunque quando il meteo permette – si può cenare all’aperto con il romantico sottofondo del frinire dei grilli.
Pochi tavoli e ridotto numero di coperti (una quarantina che al massimo possono diventare ottanta in caso di banchetti per le più svariate occasioni) offrono il rispetto della privacy, un requisito sempre più gradito.
Di giorno colpisce la luminosità della sala. Un’ampia veranda che ricorda un po’ i giardini d’inverno di alcune antiche ville, cattura la luce del sole e la dirotta all’interno. Di sera l’atmosfera è calda e accogliente: luci soffuse e d’inverno, se fa freddo, una bella stufa a legna serve a riscaldare l’ambiente.
Ad accogliere i clienti c’è il patron Faro Giannola, nel campo della ristorazione da vent’anni che solo da qualche anno ha centrato il suo obiettivo: una struttura tutta sua, progettata ad hoc (e non adattata) per accogliere un ristorante piccolo ed elegante dove gli investimenti sono graduali. «Il locale è costantemente un work in progress – osserva Giannola – ogni anno aggiungiamo qualcosa che lo possa rendere più accogliente».
In cucina c’è da sempre Salvatore Amato, lo chef formato all’Ipssar Paolo Borsellino di Palermo. Giovane quanto basta per essere incline alle innovazioni ma senza strafare e senza dimenticare che quello che viene servito in tavola deve anche soddisfare appetiti un po’ più robusti delle modelle taglia 38. Anche la cantina è ben fornita, non molte le etichette, ma tutte di buon livello.
E poi, cosa che non guasta, i prezzi che non spaventano. Esemplari quelli dei menù degustazione: 35 per quello da quattro portate, 45 per quello da sei portate, bevande escluse naturalmente. Certamente insolita, nel caso si scelga un menù degustazione, la possibilità di scegliere sulla carta liberamente e senza essere vincolati alla classica sequenza antipasto, primo, secondo e dessert.
La cena che il patron Giannola ha organizzato per presentare il menù estivo e destinata alla stampa di settore ha messo in luce le capacità di Salvatore Amato, il giovane chef con una famiglia di pasticceri alle spalle. Caratteristico l’amouse bouche o il “benvenuto” come ama chiamarlo Faro Giannola, che non cambia mai durante i dodici mesi: panelle in cubotti con zenzero e limone. Un modo per ricordare che ci si trova in provincia di Palermo dove le frittelle di farina di ceci sono una tradizione da cui non si può prescindere.
A seguire un antipasto che è sempre presente in menù ma che assume connotazioni diverse secondo la stagione. Durante la bella stagione il goloso frittino di mare a base di calamaro, si accompagna con zucchinette, cantalupo e mandorle.
Seguono i piatti che rimangono sulla carta solo per la bella stagione e così si va all’assaggio del frutto della fantasia e dello chef. Piacciono a tutti i gamberi marinati al timo e maggiorana con carciofini, guazzetto di scamorza affumicata e bottarga di tonno, il croccante di baccalà mantecato con capperi su crema di piselli e maionese alla paprika ed anche gli scampi fritti panati al semolino, con albicocche, caciocavallo grigliata e crema di pane.
Soddisfatti anche i palati dei vegetariani con il cubo di melanzane con burrata, pesto al basilico e acqua di pomodoro.
Tra i primi da sottoporre al parere dei giornalisti enogastronomici due preparazioni: prima il riso carnaroli con vongole, reste di limone, polvere di capperi e menta e dopo i fagottini di pasta fresca ripieni di gambero e mascarpone, con salsa al nero di seppie e ricci di mare. Non pago, il patron Giannola ha pure sottoposto all’assaggio la calamarata con cozze, pesto di mandorle tostate, pomodorini confit e crema di prezzemolo e le tagliatelle fresche di tumminia con triglie, scampi e favette.
I commensali non si sono fatti pregare e hanno condiviso molto volentieri l’unico piatto, destinato per la verità alle foto, in cui hanno affondato le loro forchette mentre girava da un coperto all’altro.
Difficile poi, nonostante l’abbondanza delle porzioni e degli assaggi, resistere al secondo di pesce spada cotto sottovuoto, gratinato su crema di panella e verdure accoppiato (questo non è previsto nel menu) a un gamberone arrostito avvolto in un fiore di zucca su fagiolini e crema di lattuga.
Per finire un piccolo ma delizioso dessert a base di crema al pistacchio inserita tra due friabilissime cialdine preceduto da un sorbettino al limone poggiato su una base di composta di mandarino.