(di Angela Sciortino) Avevano promesso un’esperienza unica e non hanno deluso le aspettative. Dal canto loro, sono consapevoli che con il loro Mixology dinner, nella loro Sant’Agata di Militello sono diventati dei pionieri.
Lo chef Franco Agliolo e il bartender Riccardo Catania, dopo alcuni mesi di prove in cui nel tempo libero dai rispettivi impegni lavorativi si sono buttati anima e corpo a progettare il Mixology dinner dello scorso 23 maggio a Sant’Agata di Militello, il segno l’hanno lasciato. Tanto da indurre i commensali a chiedere una replica, magari con altri accoppiamenti di pietanze e cocktail, nel prossimo autunno. Per la cittadina del Messinese un appuntamento di questo tipo diventa un piacevole diversivo che fa da richiamo per commensali curiosi e palati pronti alle prove più ardite.
Franco Agliolo patron chef dell’Ambrosia aperto a nel centro storico di Sant’Agata di Militello solo da qualche mese dopo avere chiuso il locale in collina, e il bartender Riccardo Catania titolare nella medesima cittadina di due cocktail bar, quello invernale “The Rabbit Hole” e quello estivo “Barbanera”, hanno sorpreso un po’ tutti nella oro interpretazione di Mixology dinner. Il primo, con i suoi apprezzati piatti di carne sintesi della sua idea di cucina contemporanea, ha concretizzato il suo estro in preparazioni della cucina classica rivisitate con insoliti abbinamenti e materie prime dei Nebrodi valorizzate da tecniche moderne.
Il secondo, praticando una mixology di avanguardia, ha proposto cocktail insoliti e pensati apposta per essere sorseggiati con le realizzazioni dello chef originario di Alcara Li Fusi. In più Catania ha spesso caratterizzato i suoi cocktail con la presenza di un ortaggio, mentre Agliolo non ha mai mancato di inserire nei suoi piatti uno dei liquori presenti nei bicchieri. Leit motiv degli accoppiamenti, dunque, la compresenza, nelle pietanze e nei bicchieri, del medesimo ingrediente.
Molto riuscito ed apprezzato il binomio con cui è stata aperta la serata. Con la tartare di manzo nostrano al Mezcal, con nocciole dei Nebrodi tostate, gelatina di thè affumicato Lapsang Souchong e polvere di funghi “trombette dei morti” (Craterellus cornucopioides) è stato servito “Mex Man” con tequila mezcal, succo di limone, arancia e pompelmo, sciroppo al peperone e ginger ale.
Per chi ama la carne cruda il piatto di Agliolo rappresenta un ottimo esempio di lavorazione in cucina di un ingrediente non facile. Per qualcuno il drink aveva solo il difetto di essere poco alcolico, cosa che però è stata volutamente ricercata per non stroncare all’esordio le capacità di resistenza all’alcol dei commensali.
Agli ottimi ravioli fatti in casa ripieni di stufato d’oca con burro, salvia e rapa rossa è stato abbinato il Barbarossa con Campari, marsala rubino Pellegrino, aperitivo Berto, succo di rapa rossa e topping di spuma. Apprezzatissimi i ravioli ma poco convincente l’abbinamento.
Diversa la reazione quando è stato sottoposto all’assaggio la terza combinazione di gastronomia e mixology. Il “Conte in Oriente” con gin infuso al thè, liquore Sangue Morlacco, vermouth rosso, bitter Martini riserva, liquore al bambù, è stato abbinato ad un piatto di selvaggina, categoria in cui Agliolo è davvero specializzato: la quaglia cotta al forno con riduzione di Sangue Morlacco (un liquore alla ciliegia), purè di topinambur e chips di patate viola. A riprova del gradimento, in tanti hanno chiesto il bis del drink che nonostante la sua forte personalità ben si sposa con la delicatezza della carne del volatile.
La chiusura della cena è stata affidata a una deliziosa millefoglie al limone accompagnata da un cocktail con tecnica frozen a base vodka con liquore alla camomilla, liquore al bergamotto, succo di lime, sciroppo di zucchero alla vaniglia.
Ma non finisce qui. È stata strappato la promessa di ripetere l’esperienza nel prossimo autunno. Non vediamo l’ora di mettere Agliolo e Catania di nuovo alla prova.