Dal 20 al 22 ottobre torna Eat Capone, la manifestazione dedicata al pesce simbolo di Cefalù, ovvero il capone. Anche quest’anno l’evento avrà come scenario principale via Mandralisca. È qui che i sei ristoranti coinvolti nell’iniziativa (Badia, Il Carretto, La Galleria, Mandralisca 16, Naka Restaurant e Tinchitè), prepareranno un piatto ciascuno con il capone come ingrediente protagonista.
Per i foodlovers venire a Cefalù in occasione di Eat Capone sarà un’esperienza indimenticabile: si potranno degustare tante bontà al villaggio gastronomico che sarà inaugurato sabato 21 ottobre alle 11 e proseguirà fino a domenica sera alle 23. Inoltre si potrà partecipare a battute di pesca insieme ai pescatori di Cefalù con due uscite al giorno alle 9 e alle 15 con partenza dal porto di Presidiana.
Dal pesce alla cultura
Pesce, ma anche cultura. Anche quest’anno, infatti, sabato e domenica, alle ore 18, sarà possibile visitare il borgo normanno con una guida esperta. L’attività è gratuita, ma occorre prenotarsi sul sito eatcapone.it. Durante la tre giorni dedicata al capone, prevista anche l’inaugurazione della ludoteca e biblioteca del mare dedicata ai bambini. Ogni giorno, a partire dalle 16, attività specifiche dedicate ai più piccoli presso Bastione & Costanza.
Eat Capone avrà una interessante preview giovedì 19 ottobre. Al ristorante La Galleria, infatti, si terrà una cena con lo chef una stella Michelin Paolo Barrale, originario di Cefalù e oggi al ristorante Aria di Napoli. Con lui, in cucina, altri quattro rinomati chef: Gioacchino Gaglio, Giuseppe Alfieri, Luca Cataldo. Maître sommelier sarà Angelo Daino.
Gli chef riscoprono il pesce povero
Fino a qualche tempo fa veniva considerato un pesce “povero” e venduto nei mercati del pesce per pochi spiccioli. Oggi, invece, sta facendo parlare un po’ più di sé grazie alla scommessa di alcuni chef e alle iniziative di promozione della pesca locale. Il capone (in lingua sicula) o lampuga (in italiano) è un pesce del mar Mediterraneo dalla forma e colore inconfondibili, molto buono e nutriente.
In Sicilia sanno come prepararlo, soprattutto a Cefalù, città ai piedi delle Madonie che da secoli vanta un legame speciale con la pesca del capone. Spopola fritto, ma viene anche preparato marinato, sott’olio, al forno, al vapore oppure arrosto. Viene utilizzato anche come base per un sugo delizioso per condire la pasta.
Nel capone (o lampuga) poche calorie e grassi saturi e tanti Omega-3
Il capone ha carni digeribili e tante proteine ad alto valore biologico: è anche un’ottima fonte di grassi Omega-3, vitamine soprattutto del gruppo B e sali minerali come sodio e fosforo. Dato il ridotto apporto calorico e la presenza minima di grassi saturi, è indicato anche nelle diete. Minime anche le quantità di colesterolo. E poi, in cucina, si presta a svariate ricette.
Obiettivo dell’iniziativa “Eat Capone” è certamente quello di valorizzare questo particolare tipo di pesce che viene catturato solo in questo tratto di costa. Oltre che puntare i fari proprio sui pescatori di capone. Perché la pesca del capone non è facile per nulla. E la tecnica di pesca è anche finita nel mirino dell’Unesco che potrebbe assegnargli il titolo di patrimonio dell’umanità per la sua lunga e difficile tradizione ormai in via di estinzione. Il capone è un pesce che tende a fare resistenza e che fa grandi salti fuori dall’acqua per evitare di essere catturato. Ma i pescatori, soprattutto quelli di Cefalù che portano avanti questa tradizione, utilizzano un metodo antichissimo, tramandato da decenni di padre in figlio. Escono al largo con i loro pescherecci e piazzano gruppi di rami di palma o di altro fogliame legati tra loro per creare zone di ombra. I caponi, così, attratti dall’ombra, si radunano proprio lì dove poi vengono catturati con reti da circuizione o passando vicino con l’artificiale da traina.