Le “minne di vergini” nel racconto di Tomasi di Lampedusa

“Il passo frettoloso sfiorava le erbacce che spuntavano prepotenti in quell’angolo; dove le anime non fanno rumore. Tra peonie e rose sfiorite adagiate distrattamente nei vasi nominati. Suor Angelina cercava la sua protetta, morta in tenera età. Il dono che portava ogni settimana alla ragazzina dai lunghi capelli biondi(esemplare perfetto della dominazione normanna in Sicilia) non era un dono usuale per una morta. Quel dolce regalo, il suo preferito, a forma di un “seno di vergine”. Spesso pensava quante volte, le sue bianche mani, avessero portato al mondo esterno i suoi doni. Osservava la tavola stracolma di minne di vergini e di cannoli che vivificavano quel luogo di preghiera e obblighi morali. La ricotta con il siero, rimaneva due giorni a macerare nel frigo; poi la impastavano insieme alla cioccolata di Modica e la granella di pistacchi di Bronte. Il tripudio di canditi di ogni colore: verdi, gialli, arancioni a sfumare come tutti i colori del mondo. E infine il rosso carminio della ciliegia sotto spirito: “rosse come la passione. I barattoli del convento erano stracolmi di leccornie, doni arrivati da ogni parte della Sicilia, ad omaggiare quelle donne che avevano scelto un altro tipo di uomo accanto. Anche se l’unica cosa che interessava ad Angelina, era non mancare a quell’appuntamento settimanale ai Cappuccini, dove ogni silenzio riappacificava con il mondo. In quel luogo dove rimane solo cenere e anima che vaga insieme alle nuvole. Lì, in quel piccolo “tabuto”, insieme a Carmela… ai Cappuccini e  un ricordo.All’appuntamento giornaliero con i Cappuccini, si narrava che di quei deliziosi dolci preparati dalle manine  delle monache di clausura, in quella piccola stradina in salita nel ventre dilaniato di Palermo, non rimanesse nulla e che non si trattasse di semplici ruberie dei custodi del cimitero, ma di vere e proprie inspiegabili “sparizioni.”

(di Paola Roccoli) La storia di questo delizioso dolce, le “minne di vergine”, esaltato anche da Tomasi di Lampedusa nel “Gattopardo”,  ha diverse versioni per le varie città della Sicilia.  A Palermo pare che siano stati inventate e prodotte dalle suore del monastero di S. Maria delle Vergini, nella salita Castellana in Corso Vittorio Emanuele. Venivano vendute al pubblico dalle stesse suore, fino agli anni 60, da un apertura del convento su Piazza Venezia.
Nella tradizione di Sambuca, che ne rivendica la paternità, fu il dolce inventato da Suor Virginia Casale di Rocca Menna del collegio di Maria. Le venne fatta richiesta di preparare un dolce innovativo, per il matrimonio del figlio della Marchesa di Sambuca. Si narra che creò il dolce, ispirandosi alle colline della Valle D’Anguillara, del Castelluccio e della Minulazza che vedeva dalla finestra della sua stanza.
La storia delle “minni di virgini” di Catania, ha un origine meno profana. L’imperatore romano Quinziano  innamorato della Santa patrona di Catania, Sant’Agata. Volendola a tutti i costi, nonostante la giovane avesse deciso di consacrarsi a vita religiosa, la fece arrestare e martorizzare strappandole i seni.San pietro le apparve in carcere e le fece ricrescere i seni. Morì comunque nel 251 d.C. .I dolci nel Catanese hanno la forma dei seni della Santa, in ricordo del suo martirio. Di certo la caratteristica dei dolci siciliani, insieme alle “minne di vergine” che ne rivendicano anche un”doppio senso” è di sicuro una bellezza visiva. I dolci siciliani sono “belli” da guardare, sono delle piccole sculture, ci fanno pensare all’opulenza della  dominazione spagnola e tutte le popolazioni e le culture che si sono dolcemente unite  e hanno convissuto pacificamente in un’antica Sicilia.

 MINNE DI VERGINI

 Ingredienti: gr. 500 di pasta di mandorle, gr. 300 di ricotta, gr. 80 di zucchero semolato, gr. 200 di glassa di zucchero, gr. 100 di pan di spagna, ciliegie candite.

Stendere la pasta di mandorle in uno strato di circa 2/3 millimetri e rivestire gli stampini a forma di cupola foderati precedentemente con la pellicola trasparente. Riempire le formine con la crema preparata in precedenza, unendo la ricotta setacciata allo zucchero semolato. Spezzettare il pan di spagna e spargerlo sulla crema fino a ricoprirla. Capovolgere le cassatine su dischetti di carta per dolci e spennellare la parte superiore con la glassa. Far asciugare e applicare al centro di ogni cassatina una ciliegia candita.

Articolo precedenteProssimo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *